Scompenso cardiaco negli anziani | Ascolta il tuo battito

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L’Italia è attualmente uno dei paesi più longevi al mondo. Con quasi 14 milioni di persone anziane over 65 anni, di cui la metà over 75, il nostro Paese vanta la popolazione più vecchia d'Europa, con una percentuale del 22,8% che ha più di 65 anni a fronte del 20,3% della media dell'Ue[1]. Rispetto al 2010 gli over 65 sono cresciuti di circa 1,8 milioni, definendo così uno scenario di vulnerabilità diffusa poiché, in questa fascia di età, sono più frequenti le patologie croniche come lo scompenso cardiaco.

Lo scompenso cardiaco è un insieme di sintomi e manifestazioni cliniche causato dall’incapacità del cuore di fornire una quantità di sangue adeguata alle necessità dell’organismo, determinando un accumulo di liquidi a livello degli arti inferiori, dei polmoni e in altri tessuti. Lo scompenso cardiaco, pur rimanendo ancora una delle patologie cardiovascolari meno considerate[2], è però la prima causa di ricovero tra gli ultrasessantacinquenni, oltre che la prima causa di morte proprio tra le malattie cardiovascolari in Italia. Inoltre, in quanto patologia cronica e invalidante, lo scompenso cardiaco comporta frequenti ospedalizzazioni, il ricorso continuo ad esami medici, farmaci e programmi di assistenza, rimane ancora sebbene rappresenti, ormai, anche un importante problema di salute pubblica.

L’incidenza dello scompenso cardiaco  negli anziani: in crescita dopo gli 80 anni

In Italia, circa il 2% della popolazione soffre di scompenso cardiaco (oltre 1 milione di persone) e la patologia fa registrare, ogni anno, 190.000 ospedalizzazioni, oltre 520 al giorno.[3]

La prevalenza dello scompenso cardiaco cresce, inoltre, in maniera esponenziale con l’età: meno dell’1% sino a 60 anni e fino al 20% dopo gli 80 anni[4]. In tutto il mondo occidentale, con il progressivo invecchiamento della popolazione, l’incidenza dello scompenso cardiaco è destinata a crescere, motivo per cui questa patologia può essere definita come ‘la sindrome cardio-geriatrica del XXI Secolo[5].

Il quadro clinico e la prognosi dello scompenso cardiaco differiscono significativamente negli anziani rispetto ai pazienti più giovani, a causa dell’età avanzata di chi ne soffre (l’età media di diagnosi di scompenso è di 74 anni) e l’alta incidenza di comorbidità[6]. La caratteristica peculiare del paziente anziano con scompenso cardiaco è rappresentata proprio dall’eterogeneità del quadro clinico, in cui convergono gli effetti del processo di invecchiamento, delle cardiopatie, delle comorbidità e, non ultimo, dello stile di vita.

Scompenso cardiaco e patologie correlate nel paziente anziano fragile

Studi condotti in ambito geriatrico e cardiologico indicano che il paziente anziano con scompenso cardiaco è un soggetto fragile e complesso in cui molteplici elementi, oltre alla severità della cardiopatia, concorrono a condizionare il quadro clinico e la prognosi.

Si possono distinguere comorbidità diverse, ovvero patologie correlate allo scompenso cardiaco, cardiovascolari e non cardiovascolari:

Cardiovascolari

  • ipertensione arteriosa,
  • malattia coronarica,
  • malattia ischemica periferica e cerebrovascolare,
  • aritmie, cardiopatia valvolare.

Non cardiovascolari

  • malattie respiratorie (BPCO)
  • patologie endocrinologiche (disfunzioni tiroidee, diabete mellito)
  • patologie renali
  • patologie ematopoietiche (anemia).

Le frequenti coesistenti comorbidità confondono il quadro clinico e possono rendere difficile la valutazione diagnostica anche e soprattutto nel paziente anziano. Tra tutte, vanno ricordate in particolare, il diabete mellito e l’ipercolesterolemia.

Il diabete mellito – malattia multifattoriale, determinata cioè da diverse cause, fra cui l’obesità – è una comordibità spesso associata allo scompenso cardiaco, oltre a rappresentare un importante fattore di rischio per altre patologie, come l’insufficienza renale, l’infarto, le infezioni[7].

L’ipercolesterolemia – patologia causata da un’elevata concentrazione di colesterolo nel sangue – rappresenta una condizione di pericolo, in quanto predispone allo sviluppo di aterosclerosi con conseguente rischio di malattie cardiovascolari come infarto e/o ictus.

Inoltre, non è raro che nei pazienti anziani possano insorgere anche problemi di depressione e di malnutrizione, che contribuiscono inevitabilmente a peggiorare la loro condizione generale. Queste due problematiche sono spesso concomitanti, dato che la depressione si associa frequentemente ad una perdita dell’appetito[8].

L’importanza dell’approccio multidisciplinare per la diagnosi e la cura dello scompenso cardiaco nel paziente anziano

L’associazione nel paziente anziano di disabilità, numerose patologie correlate, deterioramento cognitivo e problemi socio-ambientali introducono il concetto di “anziano fragile” e la necessità, quindi, di un intervento preventivo, curativo e riabilitativo mirato.

La valutazione multidimensionale dell’anziano deve basarsi su un processo diagnostico multidisciplinare in cui risulta necessaria la quantificazione dei problemi medici, psico-sociali e della capacità funzionale dell’individuo anziano, finalizzato ad un corretto piano terapeutico.

Va inoltre considerato come l’attuale modello di sviluppo socio-economico, specie nelle regioni del nord e centro Italia, ha fatto sì che oltre il 60% degli anziani vivano da soli: una condizione critica, sia sul piano sociale che sanitario, in quanto tanti anziani autonomi, si possono ritrovare improvvisamente nella condizione di non esserlo più, di avere bisogno di assistenza ed essere opportunamente seguiti[9].

Proprio perché la corretta gestione dello scompenso cardiaco nel paziente anziano è resa più difficoltosa dalla presenza di polipatologia e polifarmacoterapia, condizioni tipiche dell’età avanzata che portano anche ad una maggior mortalità rispetto a pazienti più giovani, la valutazione multidimensionale del paziente anziano implica la necessità del coinvolgimento di un’équipe multidisciplinare formata da diverse figure professionali.

Medico geriatra, medico di medicina generale, infermiere, fisioterapista, assistente sociale e specialisti della salute del cuore, come cardiologi, internisti e altri specialisti, devono integrarsi in un percorso di cura che, prevedendo un piano di assistenza mirata per il singolo paziente, consenta di trattare efficacemente gli anziani, riducendo l’incidenza dei ricoveri e delle ri-ospedalizzazioni.

Se il paziente – anche con il supporto dei suoi caregiver – viene aiutato in questo percorso, sarà un paziente informato capace di gestire la propria condizione di malato cronico e di valorizzare le indicazioni cliniche.

La corretta gestione del paziente anziano scompensato

Senza la corretta assunzione di un’opportuna terapia, lo scompenso cardiaco presenta una mortalità estremamente elevata. Oggi, grazie al progresso delle terapie, gli specialisti della salute del cuore hanno a disposizione farmaci davvero efficaci per il trattamento anche precoce dello scompenso cardiaco. Va comunque sottolineato come l’efficacia di un trattamento dipenda prima di tutto dall’aderenza alle terapie, oltre che da un cambiamento dello stile di vita e delle abitudini del paziente.

La terapia dello scompenso cardiaco, soprattutto nel paziente anziano, prevede un approccio multi-farmacologico, basato sulla combinazione di differenti classi di farmaci, che potrà essere indicato dallo specialista e modificato a seconda dell’evolversi della condizione del paziente e delle stagioni dell’anno.

L’estate, ad esempio, è un periodo particolarmente critico per chi è affetto da patologie croniche come lo scompenso cardiaco, perché il caldo può debilitare i pazienti: che possono andare incontro ad una perdita di liquidi, oltre che a un abbassamento della pressione. Per questo motivo, può essere necessario rimodulare la terapia, specialmente quella diuretica, riducendone il dosaggio, per evitare il rischio della disidratazione e dell’ipotensione.

Attenzione: il paziente non deve mai agire in autonomia, ma rivolgersi sempre al proprio medico curante, possibilmente all’inizio della stagione calda o quando iniziano a diventare evidenti sintomi, quali debolezza e capogiri, che possono essere correlati ad un dosaggio non più corretto del diuretico.

Le modifiche allo stile di vita implicano, invece, la riduzione della quantità di sale assunta con la dieta, lo svolgimento, quando possibile, di un'attività fisica moderata e, soprattutto, di riposare a sufficienza. Si tratta di mettere in pratica corrette abitudini che possono contribuire ad alleviare alcuni sintomi dello scompenso cardiaco anche nei pazienti anziani.

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  1. Dati Eurostat 2019

  2. Dati Epicentro, ISS

  3. Dati studio ARNO

  4. Corrao et al., Burden of new hospitalization for heart failure: a population-based investigation from Italy. Eu. J Heart Failure (2014) 16, 729–736

  5. Rich MW. Heart failure in the 21st century: a cardiogeriatric syndrome. J Gerontol A Biol Sci Med Sci 2001; 56: M88-M96.

  6. Marrocco, Giacomel, Insufficienza cardiaca e comorbidità: la gestione del paziente anziano, FIMG.org

  7. Kenneth E. Freedland, PhD. Diet, Depression, and Destiny in Heart Failure. Journal of Cardiac Failure Vol. 21 No. 12 2015.

  8. Diego De Leo e Marco Trabucchi “Maledetta solitudine. Cause ed effetti di un’esperienza difficile da tollerare” (Edizioni San Paolo, Milano, 2019).