Asma cardiaco: cos'è, i sintomi e le cause | Ascolta il tuo battito

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Uno dei principali ‘segnali’ dello scompenso cardiaco è la dispnea o “fame d’aria” con cui si intende una sgradevole sensazione di difficoltà nella respirazione, che richiede sforzi considerevoli per riuscire a inspirare ed espirare e che viene percepita dal paziente come una persistente sensazione di affanno.

Pur essendo la dispnea il sintomo cardine dello scompenso cardiaco, che viene utilizzato anche per stratificare la patologia nei diversi livelli di gravità secondo le classi NYHA, in alcuni casi può essere scambiata per altre patologie respiratorie, quali asma, riacutizzazioni di BPCO (Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva), polmonite.

Per diagnosticare correttamente e tempestivamente lo scompenso cardiaco, in presenza di dispnea, è fondamentale, quindi, il corretto inquadramento del paziente e la diagnosi differenziale per escludere sindromi di altra origine.

L’asma cardiaco è ancora un altro sintomo di una disfunzione del cuore, come lo scompenso cardiaco. Essa si manifesta in maniera improvvisa, in genere nel corso della notte, e non è da confondere con l’asma bronchiale.

Asma cardiaco: cos’è, quali sono i sintomi e le cause

L’asma cardiaco è uno stato di insufficienza respiratoria acuta con broncospasmo, dispnea ed iperventilazione, causato da una condizione patologica in cui il muscolo cardiaco non riesce più ad assicurare la gittata ematica necessaria all’organismo.

La causa dell’asma cardiaco è l’insufficienza ventricolare sinistra. Nello scompenso cardiaco, infatti, quando il ventricolo sinistro non riesce a pompare sangue a sufficienza attraverso l'aorta, si verifica un accumulo a monte del sangue in arrivo che provoca a sua volta un aumento delle pressioni della circolazione sanguigna polmonare, con conseguente congestione locale.

Si tratta di una patologia di cui soffrono soprattutto i soggetti anziani con scompenso cardiaco e comporta sintomi molto simili a quelli dell'asma bronchiale, ovvero respiro sibilante, tosse e dispnea. Speso si fa fatica a distinguere l’asma cardiaco da quello bronchiale, tuttavia, ci sono delle differenze che hanno a che fare con le cause scatenanti.

DIFFERENZE TRA ASMA CARDIACO E ASMA BRONCHIALE

Alla base della manifestazione dei sintomi respiratori dell'asma cardiaco c'è l’edema polmonare dovuto all’ipertensione polmonare venosa, ovvero la presenza di fluido che si accumula negli alveoli e l’edema della mucosa dei bronchi: eventi che comportano un riflesso nervoso di broncocostrizione. L’asma bronchiale è, invece, la conseguenza di un processo infiammatorio cronico dell'albero respiratorio, assolutamente assente nell'asma cardiaco.

La corretta diagnosi della patologia è fondamentale perché asma bronchiale ed asma cardiaco richiedono due diverse terapie e un trattamento inadeguato può portare a peggioramenti, anche gravi, nei pazienti con scompenso cardiaco. La cura dell’asma cardiaco prevede l'assunzione di farmaci specifici, perché patologia di base che deve essere trattata per evitare che il sintomo si ripresenti è lo scompenso cardiaco.

Scompenso cardiaco e dispnea

La dispnea è un sintomo molto frequente nella pratica clinica, che è presente in circa il 25% dei pazienti che afferiscono all’ambulatorio medico. Essa è un sintomo comune a moltissime patologie vascolari, polmonari, ematologiche, muscolari/neuromuscolari e cardiache che interferiscono a diversi livelli (polmone, cuore, vasi, sangue) con il trasporto dell’ossigeno dall’aria che respiriamo alle cellule del nostro organismo, che lo utilizzano come combustibile[1].

Le cause più comuni di dispnea sono, però, di origine cardiovascolare. Tra le patologie cardiache, quella che causa più frequentemente dispnea è lo scompenso cardiaco. I pazienti con scompenso cardiaco presentano una funzione cardiaca deficitaria: la capacità di pompa del muscolo cardiaco si riduce e la pressione all’interno del cuore aumenta in maniera eccessiva, sia a riposo che sotto sforzo. Proprio questo aumento di pressione intracardiaca si trasmette a monte ai vasi polmonari, causando ipertensione polmonare, edema polmonare e dispnea.

Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica che progredisce nel tempo, nelle fasi iniziali la dispnea può essere percepita solo durante sforzi di una certa intensità (dispnea da sforzo). In alcuni altri, la dispnea può insorgere quando si pieghi il busto, ad esempio per allacciare le scarpe (bendopnea).

La dispnea può iniziare lentamente e presentare delle variazioni giornaliere o stagionali (dispnea cronica) o può manifestarsi in maniera improvvisa, nel giro di pochi minuti, ore o giorni (dispnea acuta). Quando lo scompenso cardiaco diventa più grave, la dispnea comincia ad essere avvertita dopo i pasti o durante sforzi lievi, limitando le attività del paziente. La dispnea può essere percepita anche in posizione sdraiata, ad esempio quando ci si sdraia per riposare (ortopnea), ma può insorgere improvvisamente durante la notte, costringendo a risvegli bruschi con necessità di sollevare il busto (dispnea parossistica notturna), o può essere addirittura avvertita a riposo (dispnea a riposo).

È quindi molto importante effettuare al più presto una distinzione tra dispnea acuta e cronica, per le conseguenti implicazioni di ordine diagnostico, terapeutico e prognostico.

La valutazione diagnostica della dispnea deve prevedere:

  • Anamnesi (precedenti morbosi, fattori di rischio, precedenti diagnosi o interventi subiti)
  • Esame obiettivo, con auscultazione del cuore e dei polmoni, rilevazione dei polsi arteriosi e dei principali parametri clinici (PA, FC, SaO2)
  • Test di laboratorio (emocromo completo, funzionalità renale ed elettroliti sempre, da valutare i casi in cui richiedere un dosaggio dei peptidi natriuretici atriali come supporto di diagnosi differenziale, eventualmente un profilo biochimico e/o TSH)
  • ECG per lo studio del ritmo e della frequenza cardiaca, dell’eventuale presenza di ischemia/danno miocardico o altre anomalie
  • Ecocardiografia per il suo ruolo di tecnica diagnostica più importante per l’inquadramento dello scompenso cardiaco e l’interpretazione della dispnea
  • Rx torace e test di funzionalità respiratoria (spirometria, Emogasanalisi) da valutare caso per caso)

Anche i disturbi d’ansia possono associarsi facilmente a dispnea, ma prima di definirne un’origine psicosomatica vanno prima escluse possibili cause organiche. Ricordiamoci che l’ansia può facilitare la dispnea in patologie cardiache e polmonari sottostanti e magari non ancora note, ma può anche essere una conseguenza stessa della dispnea.

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